lunedì 20 ottobre 2008

L’ipocrisia del pensiero unico

Quante volte ci sarà capitato di essersi fatti un’idea per ciò che ci raccontano al telegiornale, ai vari servizi giornalistici, o nelle letture dei quotidiani?
Diciamo pure che è forse l’unico modo che abbiamo per potersi fare un’idea di quello che accade nel mondo, visto che non abbiamo il dono dell’ubiquità.
Ma supponiamo, per ipotesi per carità, che coloro che dovrebbero raccontarci la cronaca dei fatti, si sbaglino, in buona o cattiva fede.
Capita sempre più spesso ultimamente, che su quello che accade attorno al mondo del calcio in generale e dei tifosi in particolare, ci sia sempre da tornarci sopra per correggere, puntualizzare, precisare.
Partendo dal caso Sandri, tra l’altro fra alcuni giorni cade l’anniversario del tragico evento, passando dalla prima giornata di campionato con i noti incidenti causati dai tifosi napoletani, fino a giungere alla vicenda dei tifosi che seguivano la partita della nazionale in Bulgaria.
In tutte queste vicende c’è un comune denominatore: per prima cosa si sbatte in prima pagina, urlando a tutta voce, che “tifoso=ultras=violento e criminale”, poi si parla del fatto senza conoscerlo con precisione, poi non è bene scavare troppo alla svelta alle volte si arrivasse velocemente alla verità.
Guai poi a provare a mettere in dubbio il teorema del Pensiero Unico, che recita così “Le curve sono violente, ma non facciamo un processo al singolo caso, tutte le piazze sono uguali.”
Sul caso Sandri, ormai sembra chiaro come si siano svolti i fatti: chiunque si fosse trovato al suo posto, vale a dire di passaggio in quell’autogrill, oggi sarebbe sotto 3 metri di terra.
I fatti di Napoli invece non sono per niente chiari.
Lungi da me difendere certa gente, avesse solo strappato una tendina di un treno, mezzo pubblico adibito al trasporto della collettività, però sembra che forse forse le cose non siano andate come ce le hanno raccontate, diciamo che sono state un po’ gonfiate?
Dulcis in fundo, la storia dei tifosi violenti italiani. Le persone fermate in Bulgaria non sono proprio degli stinchi di santo, hanno pendenze con la legge e procedimenti in corso, ma sembra proprio che tra gli italiani non ci fossero ne’ croci celtiche, né svastiche, né che la polizia sia entrata nel settore italiano.
Alla televisione fanno passare immagini dei tifosi bulgari caricati dalla polizia, facendo credere che siano italiani, aiutati dal fatto che la bandiera bulgara ha gli stessi colori di quella italiana.
Sicuramente qualcuno ha cantato l’inno con il braccio teso, probabilmente come avviene ad ogni partita dell’Italia e non solo.
La cosa che personalmente spaventa, è questa distorsione della realtà per non rischiare di contraddire il Pensiero Unico.
Il rischio più elevato che ha oggi la persona comune che si reca allo stadio, è quello di essere equiparata ad un delinquente, forse ancora di più di un’aggressione, il tutto nell’incapacità di contrastare i veri criminali.
Sicuramente è un film già rivisto anche da altre parti, in fondo il calcio serve da termometro per misurare il livello della cacca in cui nuota un paese.
Mentre questo paese tenta di stare a galla c’è il giornalista di turno, il politico, il dirigente federale, l’amministratore locale, il funzionario, che tenta di salvarlo, lanciando un salvagente di piombo fatto di Pensiero Unico.

GBN

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Inutile dire che approvo in pieno quanto scritto...tranne una cosa: solo l'ipotizzare che i giornalisti vari siano in buona fede è esercizio di buonismo.
Basti pensare alla inquietante similitudine di due articoli su due giornali del tutto diversi:
In occasione dei fatti di Norcia la Gazzetta dello Sport volle fare uno scoop sul presunto scambio di minacce ed appuntamenti tra tifosi del cosenza e del Siena:
Presero alcune frasi da siti dei tifosi; le MODIFICARONO E STRAVOLSERO per dimotrare la loro tesi.
In occasione di Bulgaria- Italia hanno fatto, su altro giornale l'identica cosa con l'identico titolo dell'articolo.
Questo dimostra, oltre che la completa malafede, anche che evidentemente esiste un preciso programma di criminalizzazione dei tifosi e dei loro siti.
Non so chi dirige l'orchestra e paga i suonatori ( Sky? ) ma quello che è certo è che si tratta di un progetto ben preciso che viene portato avanti senza alcuna decenza.
Ala Destra

Anonimo ha detto...

Come non poter condividere quello che avete scritto?
La rabbia nel vedere il baraccone/calcio usato per giustificare un decreto legge è da quarto mondo, o se vogliamo la cura peggiore del male.
Non si parla di prevenzione ma di repressione..neanche si fosse in Cina...ma capisco che è piu' facile "reprimere" che "prevenire" là dove il concetto di prevenzione fa rima con cercare di capire da dove derivano certi atteggiamenti e - magari con un po' di autocritica (ahahahaha)- vedere dove le Istituzioni fanno acqua...

Franz