mercoledì 26 settembre 2007

C'ho fatto capo

Tifoso, da sempre, è sinonimo di passione, di amore profondo verso la squadra (nel nostro caso la Robur) che ha la capacità di accendere il tuo entusiasmo o farti precipitare nel più profondo sconforto a seconda delle sue prestazioni sul rettangolo verde.
Da un po' di tempo a questa parte, oltre a queste doti "naturali", il tifoso deve essere munito di una certa attitudine nel sapersi muovere nei me(l)andri della burocrazia. Sono finiti quei bei momenti in cui si poteva partire da casa con la sciarpa al collo, una bella bandiera in spalla e, perché no, un simpatico due aste con su scritto un incoraggiamento al tuo giocatore preferito o uno sfottò in rima, frutto di notevoli sforzi delle meningi.
Adesso si rischia grosso: se ti va bene ti levano sciarpa e bandiera, se non conformi alle regole; se ti va peggio ci sta di dover rinunciare a vedere la partita per diverso tempo.
Tutto questo grazie a fatti tristemente noti risalenti a circa un anno fa, in cui una manica di imbecilli ha fatto quello che tutti sappiamo. La risposta a simili comportamenti data da chi dovere, nel più classico stile italico, non ha risolto assolutamente niente (vedi i recenti incidenti del derby della Lanterna), è solo riuscita a complicare notevolmente la vita a chi vorrebbe vivere l'evento "partita" come un momento di svago, di passione, di goliardia in compagnia delle persone con le quali ti fa piacere condividere certe cose.
Ecco arrivare quindi tutta una serie di regole da seguire per trasformare quello che fino ad un anno fa era un "catino" festante e colorato, in un modellino che potrebbe essere utilizzato dai tecnici della Hasbro ed inserito nella confezioni del Subbuteo: un bel pubblico allineato e correttamente seduto nelle sue poltroncine a norma UEFA, proprio come si vede ai lati del magico tappetino verde su cui, tutti, almeno una volta, ci siamo cimentati.
In pratica (anche per chi non lo sapesse), mandare con almeno una settimana di anticipo, fax o e-mail (che bella la nuova tecnologia!!!) alla società ospitante, descrivendo dettagliatamente, per esempio, la bandiera che vorresti sventolare durante la partita: dimensioni, colori, simboli, tipo di stoffa impiegata, se le cuciture sono passanti e se è stata disegnata da Valentino o da Giorgio Armani... oltre, ovviamente, ad aggiungere le generalità di chi inoltra la richiesta. Una volta fatto questo occorre rimanere in trepidante attesa per conoscere l'esito della decisione presa (da chi?? Dal questore?? Dal Prefetto??) e sapere se potrai, finalmente, sventolare il tuo amato (ma guarda un po'...) vessillo (magari costato anche qualche bel centinaio di eurini), o il tuo due aste disegnato con l'amore e l'impegno del Botticelli con la sua Venere. Ammesso che il parere sia favorevole c'è poi da introdurre tale materiale all'interno dello stadio: questa pericolosissima operazione va fatta in momenti categoricamente stabiliti. Per esempio, in occasione di un turno notturno infrasettimanale, giocato alle 20.30, gli striscioni vanno portati dalle 15.00 alle 16.30: ora... chi è che non si può permettere di avere un pomeriggio libero da impiegare in queste operazioni?
A queste complicazioni che, da sole, basterebbero a togliere la voglia per intraprendere qualsiasi iniziativa, il Tifoso della Robur si deve scontrare con una ulteriore, cruda, realtà: riuscire a comunicare, nei tempi dovuti e con gli strumenti adatti, le proprie intenzioni all'AC Siena... il che sarebbe facile, basta infatti inviare (come da normativa ministeriale) un fax o una più comoda e-mail, adeguatamente compilata, ed il gioco è fatto... in teoria. Nella realtà, dei 5 indirizzi di posta elettronica che compaiono sul sito nella pagina "Contattaci", solo uno è funzionante; ci sono buone probabilità, quindi, che almeno un tentativo vada a vuoto e si debba rinunciare alla agognata bandiera. Forse sarebbe meglio modificare il titolo di quella pagina in: "Contattaci... se ti riesce!!", oppure, più praticamente, togliere gli indirizzi di posta non più utilizzabili.
Insomma vita sempre più difficile per molti, per tanti che vorrebbero il calcio semplice di una volta (quello di Barendson e Paolo Valenti, per capirsi) e niente di invariato per i "soliti noti". Forse occorrerebbe modificare ulteriormente il nome dello stadio e oltre a "Montepaschi Arena" aggiungere anche la dicitura "OLIMPICO": lì pare che non ci siano tante carte da riempire per poter utilizzare i propri vessilli... o no?

Tashunka

1 commento:

Anonimo ha detto...

Questo articolo ha esattamente fotografato il macrocosmo dell'Italia ed il microcosmo della nostra città:
Il primo, gestito da politici incompetenti e superficiali che di fronte ad un problema - quello della violenza- adottano misure che sulla violenza non influiscono assolutamente, ma colpiscono i tifosi sani, genuini, quelli affezionati agli stadi pieni di colore, di allegria, di bandiere e striscioni.
Che pena vedere i più recenti filmati di " strisca lo striscione", dove gli unici striscioni presenti erano quelli di Roma dove, si sa, la legge italiana non ha cittadinanza.
Quanto alla nostra realtà senese, la fotografia è ancora più amara.
A parte la constatazione di come, quanto più il nostro tifo è lontano da scenari di violenza e delinquenza, tanto più le norme repressive vengono applicate rigidamente.
E che dire della questione degli indirizzi sul sito della Società?
Giustamente la nuova dirigenza aveva espresso l'intenzione di dare un aspetto ed un contenuto più professionale, degno di una squadra di serie A.
Ma per far questo avrebbero dovuto iniziare proprio da quei settori che nel tempo si sono dimostrati meno professionali, e cioè quello della comunicazione.
Certe inefficienze sono scusabili nell' ASTA ( con tutto il rispetto) ma non in una società al quinto anno di A
Ala Destra